giovedì 8 ottobre 2009

STRANE REAZIONI

Grande scalpore, com'era nell'aria, ha suscitato l'atteso pronunciamento della Corte costituzionale, che

ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 1 della legge 23 luglio 2008, n. 124 per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione. Ha altresì dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale della stessa disposizione proposte dal GIP del Tribunale di Roma.

Era strana l'atmosfera che si respirava nei giorni precedenti: l'attesa della bocciatura del Lodo Alfano veniva tifata da gran parte dell'opposizione politica. E io mi chiedevo e continuo a chiedermi perchè: che cosa è cambiato dopo la bocciatura della legge? Se si sperava di abbattere il governo, il tentativo è stato risibile perchè Berlusconi continuerà a governare a fronte dell'ampia maggioranza che lo sostiene nel Parlamento. Mi chiedevo altresì se l'opposizione pensava alla caduta del Governo e ad elezioni anticipate: quali potevano essere le prospettive di governo di un partito allo sbando e in piena fase congressuale?
Al pari, fatico a comprendere la reazione scomposta del Presidente del Consiglio nei confronti del Presidente della Repubblica: inserendosi nel solco iniziato da Ciampi, Napolitano si è sempre comportato con il rigore istituzionale che deve tenere un'alta istituzione.


Fortunatamente Schifani e Fini, saliti oggi al Quirinale per un colloquio col Capo dello Stato, hanno confermato che l'azione di quest'ultimo si è svolta difendendo la Costituzione repubblicana; eppure gli ex forzisti, Bondi in testa, hanno manifestato qualche immotivato mal di pancia:
Le posizioni freddamente istituzionali a contatto con una realtà incandescente, che vive drammaticamente nella coscienza dei milioni di uomini e di donne, rischiano di tradire una forte assunzione di responsabilità non solo dal punto di vista politico, ma ancor più istituzionale.
Mettiamoci d'accordo, però, su un punto: i ruoli istituzionali sono ruoli di garanzia e perciò è bene che chiunque li rivesta ricordi di tutelare tutti, senza nessuna esclusione. Tale difesa, tuttavia, non può e non deve essere applicata ad intermittenza.
Diverso il discorso sulla composizione della Corte, certamente influenzata, spesso in maniera pesante, dalla politica, la quale - ormai è sotto gli occhi di tutti - ammorba tutti gli ambiti della vita pubblica.

A questo punto, ritengo opportuno segnalarvi l'editoriale di Giovanni Sartori di pochi giorni fa sul Corriere della Sera, con il quale mi sono trovato d'accordo. In forma diversa rispetto al Lodo Alfano, la proposta del noto politologo vuole assicurare il governante eletto nella sua funzione: portare avanti il governo della cosa pubblica nel miglior modo possibile, senza distrazioni di sorta.

Poco più di sette anni fa - era il 2002 - scrivevo dell' immunità parlamentare e avanzavo una proposta: «consentire al parlamentare di scegliere tra sottomettersi al giudizio della magistratura o invocare l' immunità. Però nel secondo caso non si potrà ripresentare alle elezioni e dovrà affrontare, a mandato scaduto, il corso della giustizia. Questa proposta protegge il rappresentante nell' esercizio delle sue funzioni ma non consente a nessuno di sfuggire alla giustizia per tutta la vita. Immunità sì; ma non un' immunità che trasformi le Camere in un santuario di indiziati in altissimo odore di colpevolezza».
Perchè non ripensare l'immunità parlamentare in questo senso?

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