Passato il weekend, siamo pronti a guardare al panorama politico mutato. Le primarie del Partito democratico, che hanno portato al voto 3 milioni di persone, hanno incoronato come nuovo segretario Pier Luigi Bersani: scelta prevedibile alla vigilia, che ha confermato il voto degli iscritti. Gli altri due candidati, Franceschini e Marino, si sono piazzati rispettivamente secondo e terzo, con Marino che ha visto raddoppiato il voto di due settimane fa.
L'elezione di Bersani, tuttavia, porta con sè varie conseguenze sul piano politico: la prima e più importante riguarda la connotazione del partito che è ormai improntata a seguire il modello dei partiti socialisti europei, pur dovendo fare i conti al suo interno con la componente dei cattolici democratici, capeggiati dalla vicepresidente della Camera Rosy Bindi. A tal proposito, un'altra conseguenza dell'elezione di Bersani è la fuoriuscita dal partito di Francesco Rutelli, il quale, oggi a Milano, presentando il suo libro La svolta, lettera a un partito mai nato, ha affermato che "l'offerta politica abbia bisogno di persone di buona volontà consapevoli che c'è un rischio dinanzi a noi: quello che l'Italia si possa dividere." Non si sa ancora quanti saranno i transfughi verso l'Udc, tuttavia Rutelli ha avvertito ieri che il passaggio non avverrà nè "subito" nè "da solo". Allo stesso tempo, all'interno del Pd, è Massimo D'Alema il vero vincitore, colui che ha dettato la linea politica che è la medesima seguita da Bersani. E nel solco di questa linea si inserisce la fotostoria del Pd pubblicata dalla Stampa, la quale parte dal Pci per arrivare al Pds, ai Ds e infine al Pd: ironicamente si può dire che cambiano le lettere, ma la matrice di sinistra rimane.
Una sconfitta abbastanza netta è stata quella di Franceschini, soprattutto se si guardano le liste che lo sostenevano: basandosi ancora su dati provvisori, la lista Serracchiani-Sassoli rischia di rimanere al palo; il big Cofferati è stato battuto in Liguria dal bersaniano Lorenzo Basso; fuori dall'assemblea nazionale anche Federica Mogherini, potrebbero restare fuori Touadi (indicato da Franceschini vice in caso di una sua vittoria), Vassallo (il padre dello Statuto). Queste sconfitte, a mio avviso, appaiono tanto più brucianti se si considerano le vittorie di due big come Loiero e Bassolino, che rappresentano il vecchio e la peggiore classe dirigente che il Sud ha avuto negli ultimi anni.
Auguri a Bersani, con la speranza che riprenda il controllo del Pd tagliando i ponti con il partito di Di Pietro e portando innanzi una seria opposizione al governo Berlusconi, improntata al confronto leale.
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