La manifestazione di ieri per la libertà di stampa ha portato in piazza alcune decine di centinaia di persone: il balletto delle cifre ondeggia tra 60mila secondo la questura e 300mila a detta degli organizzatori. E certamente c'è da rallegrarsi perchè la libertà di manifestare, che difendo a spada tratta, è integra.
Diversa è invece la valutazione sui contenuti della stessa. In un Paese in cui, indipendentemente dal governo in carica, programmi come, tra gli altri, Anno zero, Ballarò, Primo piano, Parla con me, Report (che ha regolarmente ricevuto la tutela legale) vanno regolarmente in onda, non riesco a capire perchè si debba gridare alla mancanza di libertà di espressione e al regime. E' inutile negarlo: la manifestazione di ieri non era per difendere la libertà di stampa, ma era semplicemente una manifestazione contro; contro il governo di centrodestra e principalmente contro Silvio Berlusconi, bersaglio prediletto di tutta la sinistra che sembra divertirsi con lui. Perchè in piazza non c'erano solo giornalisti o giuristi, ma soprattutto sventolavano bandiere del Pd, di Rifondazione, dell'Idv e della Cgil, sfilavano Franceschini, Bersani, Epifani, Giordano (vista l'assenza dal Parlamento, valeva la pena fare un giro in piazza sotto le telecamere), Di Pietro (che proprio non sa dove sta di casa il buon gusto, visto il suo vile attacco al Capo dello Stato). Una manifestazione, perciò, meramente politica, strumentalizzata per fini di parte, con i giornalisti complici.
Perchè poi scagliarsi così fortemente contro Augusto Minzolini, direttore del Tg1?
Ascoltando bene il suo editoriale, che segue quello di giugno, si può ascoltare un'analisi asciutta dell'attuale situazione dell'informazione, della cui mancanza di libertà ci si lamenta senza motivo. Se "sono finiti nel tritacarne mediatico Berlusconi, la figura dell'avvocato Agnelli, l'ingegner De Benedetti, l'ex direttore di Avvenire, il direttore di Repubblica", perchè strilliamo tanto?
Il problema posto dal direttore è un altro: l'informazione "è diventata il teatro di uno scontro di poteri"; questo dobbiamo temere e questo dobbiamo evitare, che la carta stampata e la televisione siano megafono per beghe politiche e trascurino i problemi veri degli Italiani.
Inoltre è certamente anomalo che negli ultimi dieci anni ci siano state "in media 430 querele di politici contro giornali", senza contare che più della metà è stata promossa da politici del centrosinistra, i quali ieri erano in prima linea in piazza: protesta a intermittenza?
E' storica la querela di D'Alema nei confronti di una vignetta di Forattini del 1999, querela che chiedeva ben tre miliardi di lire di danni, ritirata solo il 31 marzo 2001 - nell'approssimarsi della campagna elettorale - annunciando il gesto da Santoro nel momento in cui impazzava la polemica sulla puntata di Satyricon con Travaglio, che guarda caso vedeva coinvolta la satira: strana coincidenza! A tal proposito, leggete l'intervista a Forattini, sul Tempo del 6 settembre 2009, raccolta da Lanfranco Palazzolo.
Lo stesso D'Alema querela lo scorso giugno il Giornale, per aver pubblicato un articolo su un'inchiesta del 1999 dai toni molto simili a quelli di Berlusconi con le prostitute). E poi ricordiamo Prodi che querela il Giornale chiedendo 8 miliardi di lire sul caso poco chiaro di un dossier scomparso durante la presidenza dell'agenzia Nomisma.
In Italia c'è la libertà di stampa, possiamo stare tranquilli. Quello che non si può tollerare è l'insulto gratuito e la calunnia come mezzo del confronto politico.
Diversa è invece la valutazione sui contenuti della stessa. In un Paese in cui, indipendentemente dal governo in carica, programmi come, tra gli altri, Anno zero, Ballarò, Primo piano, Parla con me, Report (che ha regolarmente ricevuto la tutela legale) vanno regolarmente in onda, non riesco a capire perchè si debba gridare alla mancanza di libertà di espressione e al regime. E' inutile negarlo: la manifestazione di ieri non era per difendere la libertà di stampa, ma era semplicemente una manifestazione contro; contro il governo di centrodestra e principalmente contro Silvio Berlusconi, bersaglio prediletto di tutta la sinistra che sembra divertirsi con lui. Perchè in piazza non c'erano solo giornalisti o giuristi, ma soprattutto sventolavano bandiere del Pd, di Rifondazione, dell'Idv e della Cgil, sfilavano Franceschini, Bersani, Epifani, Giordano (vista l'assenza dal Parlamento, valeva la pena fare un giro in piazza sotto le telecamere), Di Pietro (che proprio non sa dove sta di casa il buon gusto, visto il suo vile attacco al Capo dello Stato). Una manifestazione, perciò, meramente politica, strumentalizzata per fini di parte, con i giornalisti complici.
Perchè poi scagliarsi così fortemente contro Augusto Minzolini, direttore del Tg1?
Ascoltando bene il suo editoriale, che segue quello di giugno, si può ascoltare un'analisi asciutta dell'attuale situazione dell'informazione, della cui mancanza di libertà ci si lamenta senza motivo. Se "sono finiti nel tritacarne mediatico Berlusconi, la figura dell'avvocato Agnelli, l'ingegner De Benedetti, l'ex direttore di Avvenire, il direttore di Repubblica", perchè strilliamo tanto?
Il problema posto dal direttore è un altro: l'informazione "è diventata il teatro di uno scontro di poteri"; questo dobbiamo temere e questo dobbiamo evitare, che la carta stampata e la televisione siano megafono per beghe politiche e trascurino i problemi veri degli Italiani.
Inoltre è certamente anomalo che negli ultimi dieci anni ci siano state "in media 430 querele di politici contro giornali", senza contare che più della metà è stata promossa da politici del centrosinistra, i quali ieri erano in prima linea in piazza: protesta a intermittenza?
E' storica la querela di D'Alema nei confronti di una vignetta di Forattini del 1999, querela che chiedeva ben tre miliardi di lire di danni, ritirata solo il 31 marzo 2001 - nell'approssimarsi della campagna elettorale - annunciando il gesto da Santoro nel momento in cui impazzava la polemica sulla puntata di Satyricon con Travaglio, che guarda caso vedeva coinvolta la satira: strana coincidenza! A tal proposito, leggete l'intervista a Forattini, sul Tempo del 6 settembre 2009, raccolta da Lanfranco Palazzolo.
Lo stesso D'Alema querela lo scorso giugno il Giornale, per aver pubblicato un articolo su un'inchiesta del 1999 dai toni molto simili a quelli di Berlusconi con le prostitute). E poi ricordiamo Prodi che querela il Giornale chiedendo 8 miliardi di lire sul caso poco chiaro di un dossier scomparso durante la presidenza dell'agenzia Nomisma.
In Italia c'è la libertà di stampa, possiamo stare tranquilli. Quello che non si può tollerare è l'insulto gratuito e la calunnia come mezzo del confronto politico.
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