Siamo al 24 settembre e, come da programma, ritorna il programma di Michele Santoro Anno zero, protagonista delle cronache delle ultime settimane. La querelle sulla messa in onda della trasmissione si è inserita nella più grande polemica sulla presunta assenza di libertà di stampa, paventando un regime dittatoriale che seriamente fatico a vedere.
Però, al di là dei fatti specifici raccontati da giornali e televisioni, vale la pena fare alcune considerazioni su Santoro. E lo farò con l'aiuto di un magnifico ritratto del conduttore eseguito dal grande Giancarlo Perna sul Giornale di ieri.
Innanzitutto è bene precisare che quando si rivolgono critiche a Santoro, queste sono basate su comportamenti pregressi e reiterati nel tempo: in tutte le sue trasmissioni, alcune delle quali di buona fattura, a farla da padrona era la faziosità. E questa, a mio avviso, non va d'accordo col giornalismo, al punto che quando stamani ad Omnibus su La7 ho sentito Stefano Cappellini del Riformista dire che "il giornalismo è faziosità" mi è venuta per un attimo la pelle d'oca. Perchè? Semplicemente perchè ritengo che il cronista debba far conoscere al lettore la notizia per permettere allo stesso un giudizio; perciò, se la notizia risulta essere incompleta o imparziale nella sua esposizione, il lettore potrà essere condizionato e altrettanto il suo giudizio. Diverso è il ruolo del giornalista d'inchiesta, che va a scavare in un preciso ambito per chiarire la vicenda che sta trattando. Altro discorso ancora quello degli editorialisti, i quali possono esprimere una linea di pensiero, più o meno condivisibile. Se tutti mischiano i ruoli - potrei sbagliarmi - succede un quarantotto e il giornalismo perde la sua missione naturale: informare.
La figura di Santoro, nonostante le lodi sperticate quale grande giornalista, ha vari punti di ombra, che forse a pochi sono noti.
Per esempio, nel 1995, nel corso della trasmissione Tempo reale, ospite in studio Leoluca Orlando, i telespettatori assisterono all'accusa di mafiosità rivolta da quest'ultimo nei confronti del maresciallo dei carabinieri di Terrasini (PA) Antonino Lombardo: un "linciaggio mediatico" in assenza del diretto interessato e in assenza di alcun freno da parte del conduttore. Qualche ora dopo il maresciallo si uccise e le indagini accertarono, come già si sapeva, la sua totale estraneità.
Ricordate invece il pronunciamento del Garante delle Comunicazioni nel 2002? A testimonianza che la faziosità di Santoro non è un insano pensiero di qualche matto destrorso, il Garante, analizzando alcune puntate di Sciuscià, rilevò "gravi violazioni del principio del pluralismo" (grandemente invocato da Santoro e dai suoi amici), in quanto i politici di sinistra erano favoriti e in più circondati da una platea - come possiamo dimenticarla? - compiacente. La cosa più grave era la conclusione del Garante: egli non aveva mezzi per opporsi a questa condotta, ma chiedeva alla Rai di intervenire nei confronti di Santoro e comminò una multa. A tal proposito - per ritornare all'oggi - il rischio di multe da 90 milioni di euro, pari al 3 % del fatturato della Rai, è alto, al punto che il direttore generale Masi, nei giorni scorsi, ha messo tutti sull'allerta, ricordando il "costo" delle querele prodotte dagli editoriali del giornalista.
Al momento dell'allontanamento dalla Rai a seguito dell'editto bulgaro, dopo aver evocato il nazismo ("Eliminare Santoro dalla tv è come bruciare i libri in piazza"), si rivolse al giudice del lavoro, che obbligò il servizio pubblico alla riassunzione e al risarcimento di un milione di euro, soldi che, come ricordò all'epoca il presidente Del Boca, non erano neanche assimilabili al totale degli stipendi di tutti i precari presenti in Rai. Quando si dice che si è vicino a chi è meno fortunato...
Però, ricorderete bene, che nel periodo di vacanza forzata, Santoro si candidò al Parlamento europeo e venne eletto a Strasburgo, grazie a 750 000 voti, in modo tale da intascare quei 25mila euro mensili che permettono appena la sopravvivenza, come ben sapete. E poi, non appena ci fu la sentenza di riassunzione, abbandonò l'Europa, in barba al volere degli elettori, e tornò in tv. Quando si crede seriamente in un ideale...
Tuttavia, finchè sono Santoro e i suoi amici a denunciare le malefatte altrui, tutto va bene. Se uno prova solo lontanamente ad intaccare il Santoro-mondo, subito rischia minacce. L'esempio lampante riguarda Panorama, che aveva chiesto di seguirlo durante la campagna elettorale per le Europee; la risposta del fido Ruotolo era che o le cose scritte si facevano leggere prima agli interessati o altrimenti nisba. Quando uno in campagna elettorale aveva slogan come: "Per un'espressione libera: vota Santoro"...
Lo stesso Santoro diffidò l'anchorman di Rds Joe Violanti accusandolo di "furto d'identità", perchè Violanti nel corso di una trasmissione imitava il conduttore invitando persone nel suo programma, avvisandole alla fine dello scherzo che di questo si trattava.
Ecco, direi che questo può bastare per rendersi conto che Santoro & Co. amano gridare al bavaglio, sempre restando sulla cresta dell'onda. Se tuttavia vengono toccati, reagiscono male. Sarebbe bello farsi spiegare perchè...
Però, al di là dei fatti specifici raccontati da giornali e televisioni, vale la pena fare alcune considerazioni su Santoro. E lo farò con l'aiuto di un magnifico ritratto del conduttore eseguito dal grande Giancarlo Perna sul Giornale di ieri.
Innanzitutto è bene precisare che quando si rivolgono critiche a Santoro, queste sono basate su comportamenti pregressi e reiterati nel tempo: in tutte le sue trasmissioni, alcune delle quali di buona fattura, a farla da padrona era la faziosità. E questa, a mio avviso, non va d'accordo col giornalismo, al punto che quando stamani ad Omnibus su La7 ho sentito Stefano Cappellini del Riformista dire che "il giornalismo è faziosità" mi è venuta per un attimo la pelle d'oca. Perchè? Semplicemente perchè ritengo che il cronista debba far conoscere al lettore la notizia per permettere allo stesso un giudizio; perciò, se la notizia risulta essere incompleta o imparziale nella sua esposizione, il lettore potrà essere condizionato e altrettanto il suo giudizio. Diverso è il ruolo del giornalista d'inchiesta, che va a scavare in un preciso ambito per chiarire la vicenda che sta trattando. Altro discorso ancora quello degli editorialisti, i quali possono esprimere una linea di pensiero, più o meno condivisibile. Se tutti mischiano i ruoli - potrei sbagliarmi - succede un quarantotto e il giornalismo perde la sua missione naturale: informare.
La figura di Santoro, nonostante le lodi sperticate quale grande giornalista, ha vari punti di ombra, che forse a pochi sono noti.
Per esempio, nel 1995, nel corso della trasmissione Tempo reale, ospite in studio Leoluca Orlando, i telespettatori assisterono all'accusa di mafiosità rivolta da quest'ultimo nei confronti del maresciallo dei carabinieri di Terrasini (PA) Antonino Lombardo: un "linciaggio mediatico" in assenza del diretto interessato e in assenza di alcun freno da parte del conduttore. Qualche ora dopo il maresciallo si uccise e le indagini accertarono, come già si sapeva, la sua totale estraneità.
Ricordate invece il pronunciamento del Garante delle Comunicazioni nel 2002? A testimonianza che la faziosità di Santoro non è un insano pensiero di qualche matto destrorso, il Garante, analizzando alcune puntate di Sciuscià, rilevò "gravi violazioni del principio del pluralismo" (grandemente invocato da Santoro e dai suoi amici), in quanto i politici di sinistra erano favoriti e in più circondati da una platea - come possiamo dimenticarla? - compiacente. La cosa più grave era la conclusione del Garante: egli non aveva mezzi per opporsi a questa condotta, ma chiedeva alla Rai di intervenire nei confronti di Santoro e comminò una multa. A tal proposito - per ritornare all'oggi - il rischio di multe da 90 milioni di euro, pari al 3 % del fatturato della Rai, è alto, al punto che il direttore generale Masi, nei giorni scorsi, ha messo tutti sull'allerta, ricordando il "costo" delle querele prodotte dagli editoriali del giornalista.
Al momento dell'allontanamento dalla Rai a seguito dell'editto bulgaro, dopo aver evocato il nazismo ("Eliminare Santoro dalla tv è come bruciare i libri in piazza"), si rivolse al giudice del lavoro, che obbligò il servizio pubblico alla riassunzione e al risarcimento di un milione di euro, soldi che, come ricordò all'epoca il presidente Del Boca, non erano neanche assimilabili al totale degli stipendi di tutti i precari presenti in Rai. Quando si dice che si è vicino a chi è meno fortunato...
Però, ricorderete bene, che nel periodo di vacanza forzata, Santoro si candidò al Parlamento europeo e venne eletto a Strasburgo, grazie a 750 000 voti, in modo tale da intascare quei 25mila euro mensili che permettono appena la sopravvivenza, come ben sapete. E poi, non appena ci fu la sentenza di riassunzione, abbandonò l'Europa, in barba al volere degli elettori, e tornò in tv. Quando si crede seriamente in un ideale...
Tuttavia, finchè sono Santoro e i suoi amici a denunciare le malefatte altrui, tutto va bene. Se uno prova solo lontanamente ad intaccare il Santoro-mondo, subito rischia minacce. L'esempio lampante riguarda Panorama, che aveva chiesto di seguirlo durante la campagna elettorale per le Europee; la risposta del fido Ruotolo era che o le cose scritte si facevano leggere prima agli interessati o altrimenti nisba. Quando uno in campagna elettorale aveva slogan come: "Per un'espressione libera: vota Santoro"...
Lo stesso Santoro diffidò l'anchorman di Rds Joe Violanti accusandolo di "furto d'identità", perchè Violanti nel corso di una trasmissione imitava il conduttore invitando persone nel suo programma, avvisandole alla fine dello scherzo che di questo si trattava.
Ecco, direi che questo può bastare per rendersi conto che Santoro & Co. amano gridare al bavaglio, sempre restando sulla cresta dell'onda. Se tuttavia vengono toccati, reagiscono male. Sarebbe bello farsi spiegare perchè...
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